We Can Be Heroes
COMUNICATO
QUESTA SETTIMANA AL TEATRO PIRANDELLO DI AGRIGENTO
“WE CAN BE HEROES” DI GAETANO ARONICA
Continuano le produzioni della Fondazione “Teatro Pirandello” di Agrigento. Dopo le realizzazioni di “Vestire gli ignudi” (2017) e “Luna pazza” (2018), arriva adesso uno originale spettacolo, ancora per la regia di Gaetano Aronica, che è anche autore e protagonista di “We can be heroes”.
Riprendendo le parole della nota canzone di David Bowie del 1977 (“Possiamo essere eroi”) viene presentata una “favola rock raccontata da un attore (Gaetano Aronica), una band (i Bluesensation electric dreams con Peppe Vita, Vittorio Alessandro, Roberto Sciarratta, Ruben Russo e Luigi Gangarossa) e una donna che viene dal vento (Silvia Frenda), un fiume in piena che scorre irriverente come la colonna sonora di una generazione. E’ la storia di un mondo piccolo e grandi ideali, di drammi familiari, di padri e figli, segni del destino, occasioni perdute, dialoghi con uomini che hanno cambiato le vite di altri uomini.”
“Dissacrante, allucinato, politicamente scorretto, senza cronologia né apparente logica – scrive Gaetano Aronica nella nota di regia – è un flusso ininterrotto di immagini e suoni che ha la rapidità e la forza dei sogni: una nuova strada per un teatro che abbia il coraggio di rischiare in direzione ostinata e contraria insieme a uno spettatore che io del resto considero degno di ogni più scandalosa ricerca. E’ un viaggio attraverso i miti, veri o falsi, di ieri e di oggi: il cinema, la televisione, la politica, la letteratura, la musica, tanta musica, sullo sfondo di una Sicilia trasfigurata, capace di evocare mostri e visioni. Ed è anche uno spaccato dell’Italia degli ultimi anni, dei suoi misteri e dei suoi eroi, caduti per un ideale di verità e di giustizia, mai dimenticati.”
“Se l’artista vive e si consuma nella poesia – continua Aronica – racconterò di come ogni cosa si trasformi e sfugga persino ai principi del tempo; il tempo degli eroi e il tempo della Storia, che non è mai lo stesso. Uomini straordinari dalle vite straordinarie sono i protagonisti di questo viaggio. Mi sono fatto l’idea che ci sia qualcosa in comune fra loro; un filo sottile che in un certo modo li leghi: una originale, incredibile fratellanza. Il talento non è democratico, va dove gli pare. La mia vita nell’arte, tutto quello che pensavo prima di attraversare la Valle, e quello che è venuto dopo… Pasolini, Sciascia, Voltaire… il Giudice, il Presidente…”
Dopo le anteprime per gli studenti, previste nelle mattinate di martedì 29 e mercoledì 30 gennaio, l’opera, inserita nel 25° cartellone del Teatro “Pirandello”, verrà rappresentata sabato 2 febbraio alle ore 21 e domenica 3 alle ore 17.30
I biglietti sono in vendita al botteghino aperto da lunedì a venerdì, dalle ore 9 alle 13 e dalle ore 15 alle 18, o un’ora prima dell’inizio delle rappresentazioni, al costo di euro 23 per la platea o per la prima fila dei palchi e di euro 18 per la seconda fila dei palchi.
28 gennaio 2019.
We Can Be Heroes
APPUNTI DI VIAGGIO
di Gaetano Aronica
Quel ch’io vi debbo posso di parole pagare in parte
We can be Heroes è una favola rock raccontata da un attore, una band e una donna che viene dal vento, un fiume in piena che scorre irriverente come la colonna sonora di una generazione. E’ la storia di un mondo piccolo e grandi ideali, di drammi familiari, di padri e figli, segni del destino, occasioni perdute, dialoghi con uomini che hanno cambiato le vite di altri uomini.
Dissacrante, allucinato, politicamente scorretto, senza cronologia né apparente logica, è un flusso ininterrotto di immagini e suoni che ha la rapidità e la forza dei sogni: una nuova strada per un teatro che abbia il coraggio di rischiare in direzione ostinata e contraria insieme a uno spettatore che io del resto considero degno di ogni più scandalosa ricerca. E’ un viaggio attraverso i miti, veri o falsi, di ieri e di oggi: il cinema, la televisione, la politica, la letteratura, la musica, tanta musica, sullo sfondo di una Sicilia trasfigurata, capace di evocare mostri e visioni. Ed è anche uno spaccato dell’Italia degli ultimi anni, dei suoi misteri e dei suoi eroi, caduti per un ideale di verità e di giustizia, mai dimenticati.
C’è il tempo delle attese e quello delle conquiste, il tempo del dolore e della gioia, degli incontri, delle verifiche. I ricordi, le sensazioni, i sogni di ragazzo, sono gli appunti di un viaggio dentro e oltre la Valle, metafora di una vita vissuta in due o più fasi, tanto da far pensare a due tre vite, che poi in fondo sarebbero anche poche. Ho fatto un salto all’indietro e sono tornato dove tutto ebbe inizio. Ho percorso strade, città, paesi interi e isole con nomi da favola, fuori dal tempo, fuori da tutto. Eravamo testimoni inconsapevoli di un mondo che cambiava troppo in fretta, ascoltavamo David Bowie, Lou Reed, Jim Morrison e i Rolling Stones, mentre intorno a noi succedevano cose incredibili, del mondo reale non sapevamo quasi niente; la politica, la mafia poi… anche quella ci sembrava un film. Ci sono momenti in cui devi tirare dritto e altri in cui puoi scegliere di lasciarti tutto alle spalle. Se l’artista vive e si consuma nella poesia, racconterò di come ogni cosa si trasformi e sfugga persino ai principi del tempo; il tempo degli eroi e il tempo della Storia, che non è mai lo stesso. Uomini straordinari dalle vite straordinarie sono i protagonisti di questo viaggio. Mi sono fatto l’idea che ci sia qualcosa in comune fra loro; un filo sottile che in un certo modo li leghi: una originale, incredibile fratellanza. Il talento non è democratico, va dove gli pare. La mia vita nell’arte, tutto quello che pensavo prima di attraversare la Valle, e quello che è venuto dopo… Pasolini, Sciascia, Voltaire… il Giudice, il Presidente…
Oh, s’io avessi allora presagito…
Chiudi gli occhi, ascolta… Che ne sarà di noi e del nostro tempo?
Non posso rischiare di perdermi. C’è un baule pieno di ricordi, tanta musica.
We can be Heroes, just for one day.
Ma tu sei un’ossessione, un incubo.
Non c’è Arte senza profanazione, provocazione, rivoluzione.
We can be Heroes, for ever and ever
Quanta bellezza sul tuo viso, quanto incanto…
Verrò a trovarti dovunque tu sia…
…in nessun luogo e da nessuna parte.
La Storia del Teatro di Elio Di Bella
Nella prima metà del secolo scorso si fece strada anche a Girgenti l’idea di realizzare un teatro Comunale. Più che tra i nobili o tra gli intellettuali Agrigentini, il desiderio di avere un teatro era vivo in quegli anni soprattutto tra quei funzionari governativi che arrivavano ormai a centinaia da diverse regioni del Regno delle due Sicilie da quando, nel 1817, Girgenti era stata elevata a capovalle e necessitava di molti nuovi impiegati. Questi nuovi residenti ben presto fecero forti pressioni presso gli Intendenti (i maggiori responsabili borbonici della provincia) perché venissero realizzati in città nuovi adeguati spazi
per lo svago pomeridiano e festivo, che mancavano del tutto allora nella piccola città di Girgenti.
Nel 1840 il tenente del genio civile, signor Salvatore Grimaldi, ebbe l’incarico dall’Intendente borbonico del capovalle di redigere una pianta per la costruzione di un teatro comunale e si decise anche di deliberare l’acquisto in Calabria del legname necessario alla sua realizzazione. Venne presto individuato un locale adatto, lo stesso in cui “anticamente trovavasi riunito” un teatro (così si legge in una nota datata 31 dicembre 1840 e redatta dalla commissione che vi fece il sopralluogo).
Già dal 1851 però l’Intendente Palizzolo aveva espresso l’intenzione (con delibera del 5 dicembre 1851) di erigere un teatro comunale “nel piano San Sebastiano, con ingresso secondario da piazza San Giuseppe” .
Fu determinato che le somme destinate formassero un fondo a parte e furono approvate le condizioni d’appalto.
Questo progetto svanì per le opposizioni e i reclami dei vicini, contro i quali venivano a crearsi intollerabili servitù; per cui proteste, ricorsi e pressioni… fecero svanire ogni cosa.
A Palizzolo successe l’intendente Mezzasalma ed a quest’ultimo il conte Capaci che ridestò il progetto di un teatro e assicurò per la sua realizzazione nuovi fondi (24 dicembre 1856).
Fu incaricato dei disegni l’ingegner Savarino e per la sua ubicazione bisognava decidere tra il già citato locale in piazza San Sebastiano e la casa dei signori Scribani (31 agosto 1856).
I Borboni vennero cacciati dalla Sicilia con la rivoluzione del 1860 e lasciarono in eredità ai nuovi amministratori anche l’impegno di dare a Girgenti un teatro.
Il problema si ripresentò dunque ai nuovi consiglieri comunali e ai nuovi sindaci. In questi anni a sollecitare le autorità competenti fu soprattutto quella parte dell’opinione pubblica colta che maggiormente avvertiva l’esigenza di avviare a Girgenti significative iniziative culturali.
Il 17 maggio 1864 il Comune di Girgenti, infatti, bandì un concorso per il progetto di un teatro comunale. La somma di lire centomila per la sua realizzazione venne reperita dalla vendita alla Camera di Commercio del bel palazzo Comunale.
Il progetto diventò esecutivo e venne affidato all’ingegner Dionisio Sciascia che già l’anno seguente presentò la pianta del nuovo teatro, che fu prontamente approvata dal Comune e per la esecuzione della quale venne prevista una spesa di lire 170.000.
Il 18 gennaio del 1870 con una solenne cerimonia inaugurale, alla presenza delle più alte autorità venne posta la prima pietra. Nel 1872 fu chiesto dal Comune l’intervento dell’architetto Giambattista Basile, che progettò la modifica dell’arco armonico e decise anche alcuni cambiamenti dell’originario progetto approntato da Sciascia, abolendo, in particolare, i tramezzi curvi dei palchi. Vennero eseguiti, inoltre, sotto l’attenta visione dello stesso Basile i disegni delle decorazioni e delle sculture.
Nel 1877 alcuni docenti di disegno (Luigi Sacco, Antonio Tavella e Giuseppe Belloni) curarono le decorazioni del soffitto , delle sculture, dei palchi e qualche mese dopo Luigi Queriau di Messina realizzò la pittura di dodici scene che lo impegnarono insieme ai suddetti docenti di disegno su incarico del Comune (il quattro gennaio del 1878 iniziarono i lavori per allestire altre sei scene).
In particolare Queriau realizzò il sipario che rappresentava Esseneto in trionfo dopo la vittoria riportata allo stadio di Elea (per il prezzo di lire novemila) e venne nominato direttore del macchinismo del teatro.
Le ultime opere verranno appaltate nel 1879 e riguardarono gli interventi per eliminare l’umidità, per realizzare un efficiente sistema di illuminazione a gas e per alcune modifiche.
Il teatro comunale venne inaugurato il 24 aprile 1880 da due compagnie liriche condotte dall’impresario G. Mastrojeni, che rappresentarono con successo le opere “La Forza del destino”, “Africane”, “Faust”,” Ernani”.
Poco prima della rappresentazione venne scoperta nell’atrio del teatro una lapide con la seguente iscrizione:
Il voto del consiglio comunale / del dì 9 maggio 1869 per la costruzione di un teatro comunale / fu compiuto il giorno 24 aprile 1880 / in cui inaugurato è aperto al pubblico. /
“Nel teatro si entra per un portico e due sale di aspetto, nella prima delle quali vi è un Caffè – scrive lo storico Giuseppe Picone -. Dalla seconda si ascende per gradinate e ampi corridoi in marmo, in tre file di palchi i quali sono preceduti da stanzini per la toletta delle donne, e nel loggione. La sala, capace di trecento comodissimi posti fu tracciata colle curve del teatro La Fenice di Venezia”.
La maggior parte dell’edificio comunale era ricavato da quello che prima era stato l’antico convento dei Domenicani, originariamente palazzo della nobile famiglia Lampedusa. Il convento era stato espropriato dopo l’annessione del 1860 e successivamente è divenuta sede dell’amministrazione comunale. Pertanto il nuovo teatro s’intrecciava naturalmente con il Palazzo dei Giganti (così chiamano gli Agrigentini il loro Municipio) e con la Chiesa di San Domenico, attigua allo stabile. Il portone di accesso del teatro è in comune con quello del Palazzo di Città.
I posti a sedere erano complesivamente 700, di cui 300 in platea, 300 nei palchi e 100 nel loggione.
La sala interna appare riccamente decorata. Il soffitto è occupato da pregevoli pitture con al centro un grande rosone ligneo, dal cui centro si diparte un grande lampadario a ninfa. Il boccascena ha un’apertura di undici metri e il palcoscenico (25 X 30 X 40 h ) è spazioso e consente la manovra di qualunque tipo di scenario. Tutta l’attrezzatura scenica è in legno.
Pochi mesi dopo l’apertura, a Girgenti giunse la compagnia di Ernesto Rossi. Il grande artista livornese entusiasmò gli Agrigentini interpretando un capolavoro di Shakespeare.
Dal 23 al 28 settembre del 1880 la sua compagnia mise in scena nel nuovo teatro tra le altre opere, Otello, Amleto, Re Lear, Nerone, ed ebbe grandissimo successo soprattutto con il Kean e con “Morte civile”.
Una più solenne inaugurazione avrebbe avuto il teatro la sera del 12 gennaio 1881 in occasione della visita delle loro maestà Umberto I re d’Italia e la regina Margherita. In quella occasione il Sindaco di Girgenti presentò a Sua Maestà la Regina un astuccio con una pergamena relativa al battesimo del teatro che, dietro la sovrana autorizzazione, fu nominato “Regina Margherita”.
Da allora si svolsero molte importanti stagioni teatrali e grande fu in particolare l’impegno per allestire le opere liriche. Calcarono le scene del teatro agrigentino fra le altre le compagnie di Giovanni Aliprandi e Giulio Casali, Michele Almirante, Ildovaldo Zucconi, Alamanno Morelli nel secolo scorso. Ma già nel 1887 il teatro chiuse per alcuni restauri e riaprì solo nel 1891. L’attività proseguì indisturbata sino al primo conflitto mondiale, quando venne sospesa per riprendere molto più tardi. All’inizio del nostro secolo vennero rappresentate dalla compagnia di Giovanni Grasso le opere di Capuana e vennero a Girgenti artisti di fama come Tonio Brunarini, Ermete Zacconi, Angelo Musco ed altri. Durante il periodo fascista non mancò certamente la compagnia di Luigi Pirandello, che presenziò anche alla rappresentazione di “Così è, se vi pare”, messa in scena nel teatro agrigentino il 15 aprile del 1924.
Il 10 gennaio 1938 la sala teatrale venne ceduta dal Comune ad una società privata che la utilizzò come cinematografo. Nel 1946 il teatro venne intitolato a Luigi Pirandello, ma operò ancora per pochi anni. Fu di nuovo chiuso al pubblico infatti nel 1956 per lavori di ristrutturazione e nel mentre tornò all’amministrazione comunale.
Da allora il sipario del “Pirandello” si riaprì una prima volta solo nel 1986, nel cinquantenario della scomparsa del drammaturgo agrigentino e poi, finalmente, il 29 aprile del 1995. In quella storica giornata, terminati i lavori di restauro e ottenute tutte le necessarie autorizzazioni, Agrigento poté accogliere il Presidente della Repubblica on. Oscar Luigi Scalfaro, giunto nella Città dei Templi a festeggiare con gli Agrigentini la riapertura del teatro civico di Agrigento.
Il teatro “Luigi Pirandello” è stato restituito alla sua città con una rappresentazione dell’opera pirandelliana “Il berretto a sonagli” e da allora le rappresentazioni artistiche e le stagioni teatrali si susseguono con grande partecipazione di pubblico di tutte le età che può finalmente apprezzare appieno le proposte di musicali e teatrali di tante valide compagnie italiane e straniere.
DI ELIO DI BELLA
Storia del Teatro – “Memorie Storiche Agrigentine”
Dal volume III delle «Memorie storiche Agrigentine» a cura dell’avvocato Giuseppe Picone, edito dalla Premiata Stamperia Formica – anno 1942 – Agrigento, alla pagina 946 è scritto: Continue reading “Storia del Teatro – “Memorie Storiche Agrigentine””
LA TRINACRIA E’ FEMMINA
LA TRINACRIA E’ FEMMINA
Concerto reading di Ilenia Costanza
MADRINA DELLA SERATA ALDA D‟EUSANIO
Una divertente e poetica piéce teatrale musicale, in cui la cantastorie Lorena Vetro (voce e chitarre) e la Cuntastorie Ilenia Costanza (voce narrante e percussioni), con Saria Convertino alla fisarmonica, raccontano la Sicilia; questa tanto discussa terra di mafia e mare, di cassate e caponata… di poeti, briganti e cantastorie. E lo fanno partendo dal grammaticale femminile singolare delle parole che la descrivono…
“Siccità è femmina… Santa Rosalia a Palermo e Sant’Agata a Catania sono femmine… la maschera di Pirandello e la roba di Verga. Ma anche la vigna, la mandorla e l‟arancia. E il pistacchio. Sì, perché da noi il pistacchio si chiama „a fastuca ! E diventa femmina… come la bellezza!”
E poi Buttitta, Pirandello, Sciascia, Quasimodo, Bufalino,… Rosa Balistreri, Otello Profazio, Nonò Salamone, Domenico Modugno; e il pubblico si commuove, e ride, e si sazia anche, perché queste femmine, nel raccontarla la Sicilia, non tralasciano la cucina, raccontando perfino dell‟invidiosa astuzia che generò la sarda a beccafico; svelando trucchi, ricette e origine di una cucina tipica, povera di materia prima e ricca di sapore; il sapore di quella primordiale ricchezza che è l‟amore.
La sensualità, il fascino e l‟ironia pungente di un‟isola ferita dalla mafia, ma pervasa di bellezza e di profumo di cosi dunci , in uno show di grande energia tutto al femminile… sì, perché, come si dice ne Il Padrino , “ … in Sicilia i fimmini sono come a lupara ”.
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“LA TRINACRIA E’ FEMMINA” concerto reading di Ilenia Costanza
LORENA VETRO – Cantastorie – voce e chitarre
Madrina della serata Alda D’Eusanio
ILENIA COSTANZA – Cuntastorie – voce narrante e percussioni
SARIA CONVERTINO – Fisarmonica
Luci RICCARDO LIOTTA – Fonica DANILO CARAMANNO
Ufficio stampa I VETRI BLU – promozioneivetriblu@gmail.com Produzione I VETRI BLU
Giovedì 3 gennaio 2019, ore 21:00
Teatro Pirandello Agrigento Piazza Pirandello 35
Biglietti in vendita presso:
TOURIST SERVICE/BOX OFFICE AGRIGENTO via Imera 27 – tel. 0922.20500
CARTOLIBRERIA PECORARO FAVARA via Vittorio Emanuele 41 – tel. 0922.31071
BIGLIETTERIA DEL TEATRO
Vestire gli ignudi
TEATRO PIRANDELLO
SABATO 29 DICEMBRE 2018 ore 17.
Il teatro è anche questo:improvvisazione, provocazione, fuori dagli schemi.
Al Pirandello si svelano i trucchi dell’arte insieme al meraviglioso pubblico che giovedì 20 dicembre sembra avere molto apprezzato questi elementi di novità.
La sua attiva partecipazione al progetto della “Luna pazza” ha creato momenti di raro entusiasmo. Andremo avanti senza paracadute anche sabato 29 dicembre dalle 17. Smonteremo il congegno di “Vestire gli ignudi”, dalla pagina allla messinscena, lo faremo con voi e sarà un’esperienza unica, sorprendente. Non mancate!
P. S. Si ringrazia Rosa Bosco, grande appassionata di teatro, per il video, davvero suggestivo.
Grazie anche a Barbara Capucci, Franco Bruno, Nicola Puleo e Giovanni Romano, presenti nel video, a tutti gli attori e i fantasisti di Luna Pazza, al grande Marco Savatteri, Gabriel Glorioso, Valentina Pollicino, Christian Vassallo, Alfredo Prado e l’Accademia Michelangelo di Agrigento. Grazie al Direttore Calogero Tirinnocchi, la coordinatrice AriannaVassallo e soprattutto grazie al pubblico della città di Agrigento.
La Governante
SABATO E DOMENICA PROSSIMI AL TEATRO PIRANDELLO DI AGRIGENTO
“LA GOVERNANTE” CON ENRICO GUARNERI
Quinto appuntamento della stagione teatrale 2018-2019 del “Pirandello” di Agrigento: sabato 22 dicembre, alle ore 20.30, e domenica 23 dicembre, alle ore 17, sarà rappresentata la commedia di Vitaliano Brancati “La governante”.
Scritta nel 1952 e subito censurata perché affronta il tema dell’omosessualità femminile, con accenti polemici contro l’ipocrisia dei benpensanti cattolici, il filocomunismo borghese, i principi della Sicilia baronale e contro la censura stessa. Va in scena per la prima volta a Parigi nel 1963, dopo la morte dell’autore avvenuta nel 1954, e viene presentata in Italia nel 1965, dopo l’abolizione della censura, con protagonista la stessa moglie di Brancati, Anna Proclemer, e Gianrico Tedeschi, per la regia di Giuseppe Patroni Griffi, già noto drammaturgo, sua prima prova come regista.
La vicenda è imperniata su Caterina Leher, governante francese assunta in casa Platania, famiglia siciliana e borghese, trapiantata a Roma, il cui patriarca, Leopoldo, ha sacrificato la vita di una figlia, morta suicida, ai pregiudizi della sua morale. Caterina è calvinista e viene considerata da tutti un modello d’integrità. Vive perciò segretamente la propria omosessualità, una «colpa» cui si aggiunge quella di aver attribuito a una giovane cameriera dei Platania le proprie tendenze, causandone il licenziamento. Caterina si sente responsabile della morte della ragazza, coinvolta in un incidente mentre tornava al Sud: un peccato che la governante deciderà di espiare con il suicidio.
Sul palco Enrico Guarneri con Francesca Ferro, Nadia De Luca, Rosario Marco Amato, Caterina Milicchio, Tulio Giordano, Federica Breci e Rosario Minardi, per la regia Guglielmo Ferro.
Non ci sarà invece, contrariamente a quanto annunciato, Ornella Muti (Francesca Romana Rivelli) a causa del perdurare delle precarie condizioni di salute, che non le hanno consentito di essere presente alle repliche fin qui svolte. I postumi di una broncopolmonite non le hanno infatti permesso di recuperare le proprie condizioni di salute, per come attestato da un certificato medico che fa riferimento ad una polmonite di livello 1 con complicanze ad ampio raggio ed una approssimativa prognosi iniziale di ulteriori venti giorni a far data dal 9 dicembre.
L’artista è sostituita da Francesca Ferro, figlia del grande attore siciliano Turi Ferro.
Biglietti al botteghino fino a venerdì, dalle ore 9 alle 13 e dalle ore 15 alle 18, o un’ora prima dell’inizio delle rappresentazioni (euro 23 per la platea o per la prima fila palchi; euro 18 per la seconda fila palchi).
20 dicembre 2018.