Sabato 30 novembre, comincia la nostra stagione: ecco Antigone
In scena il 30 novembre alle 21 e il primo dicembre alle 17,30.
Vi aspettiamo
ANTIGONE
di Sofocle
traduzione e adattamento Laura Sicignano e Alessandra Vannucci regia Laura Sicignano
con Sebastiano Lo Monaco, Lucia Cammalleri, Egle Doria, Luca Iacono, Silvio Laviano, Simone Luglio, Franco Mirabella, Barbara Moselli, Pietro Pace
scene e costumi Guido Fiorato
musiche originali eseguite dal vivo Edmondo Romano
luci Gaetano La Mela
audio Giuseppe Alì
produzione Teatro Stabile di Catania,
Note di regia
“La scelta di Antigone – afferma la regista Laura Sicignano – mi appare necessaria qui e ora: affrontare il mito in una terra – la Sicilia – che si è nutrita di grecità e che si dibatte quotidianamente tra potere e strapotere, ribellione e anarchia, eroi del bene e del male, fiera di un’identità, frutto di una stratificazione di popoli.
Per riflettere su questi temi e renderne l’universalità, miei primi compagni di viaggio saranno un attore siciliano di tradizione classica – Sebastiano Lo Monaco – nei panni di Creonte, contrapposto ad un’Antigone – Barbara Moselli – che pur provenendo da una scuola classica, si è mossa spesso
nei teatri di frontiera.
Il testo viene asciugato, l’azione e la relazione sono privilegiate rispetto alla dizione. La drammaturgia si intreccia con il suono e la musica dal vivo. Lo spazio astratto e visionario richiama macerie di palazzi sventrati, evoca scenari mediorientali di guerre infinite, tecnologia e miseria.
Qui si contrappongono la parola del potere e quella della ribellione, la pietas dei giovani – che giunge agli estremi del cupio dissolvi – contro la Ragion di Stato degli adulti. Antigone nel momento in cui si affaccia alla vita adulta, preferisce trasformarsi in martire in nome di una radicale negazione del mondo. I giovani di questa tragedia si immolano. Il vuoto dei padri inghiotte quello dei figli, in un vortice che implode davanti agli occhi del mondo. Tutti i personaggi invocano gli dei, ma non arriverà
alcun deus ex machina a riportare la pace”.
All’indomani di una guerra civile, Creonte re di Tebe deve riportare la pace tra le macerie attraverso un editto: il sovrano condanna a rimanere insepolto il cadavere di Polinice, uno dei fratelli contendenti. Creonte come nuovo regnante è consapevole che il suo dovere ora è sancire il confine tra vincitori e vinti, scrivendo la Storia con la Ragion di Stato e sradicando ogni possibile focolaio di ribellione. Si oppone a queste leggi Antigone, senza odio personale, in nome di una giustizia umana che precede e supera le leggi. E’ lei a scatenare il conflitto irrisolvibile con Creonte, ponendosi nel destino tragico che ha contrassegnato la stirpe dei Labdacidi. La pietas di Antigone la pone ora come estranea alle leggi della città, in diretto contatto con le leggi degli dei e dei morti. Madonna pagana piangente sul corpo del fratello, celebra il rito e diventa pericolosamente anarchica. Creonte e Antigone si fronteggiano in enormi solitudini, a costo di perdere ogni felicità.