La Storia

 

Nella prima metà del secolo scorso si fece strada anche a Girgenti l’idea di realizzare un teatro Comunale. Più che tra i nobili o tra gli intellettuali Agrigentini, il desiderio di avere un teatro era vivo in quegli anni soprattutto tra quei funzionari governativi che arrivavano ormai a centinaia da diverse regioni del Regno delle due Sicilie da quando, nel 1817, Girgenti era stata elevata a capovalle e necessitava di molti nuovi impiegati. Questi nuovi residenti ben presto fecero forti pressioni presso gli Intendenti (i maggiori responsabili borbonici della provincia) perché venissero realizzati in città nuovi adeguati spazi

per lo svago pomeridiano e festivo, che mancavano del tutto allora nella piccola città di Girgenti.
Nel 1840 il tenente del genio civile, signor Salvatore Grimaldi, ebbe l’incarico dall’Intendente borbonico del capovalle di redigere una pianta per la costruzione di un teatro comunale e si decise anche di deliberare l’acquisto in Calabria del legname necessario alla sua realizzazione. Venne presto individuato un locale adatto, lo stesso in cui “anticamente trovavasi riunito” un teatro (così si legge in una nota datata 31 dicembre 1840 e redatta dalla commissione che vi fece il sopralluogo).
Già dal 1851 però l’Intendente Palizzolo aveva espresso l’intenzione (con delibera del 5 dicembre 1851) di erigere un teatro comunale “nel piano San Sebastiano, con ingresso secondario da piazza San Giuseppe” .
Fu determinato che le somme destinate formassero un fondo a parte e furono approvate le condizioni d’appalto.
Questo progetto svanì per le opposizioni e i reclami dei vicini, contro i quali venivano a crearsi intollerabili servitù; per cui proteste, ricorsi e pressioni… fecero svanire ogni cosa.

 A Palizzolo successe l’intendente Mezzasalma ed a quest’ultimo il conte Capaci che ridestò il progetto di un teatro e assicurò per la sua realizzazione nuovi fondi (24 dicembre 1856).
Fu incaricato dei disegni l’ingegner Savarino e per la sua ubicazione bisognava decidere tra il già citato locale in piazza San Sebastiano e la casa dei signori Scribani (31 agosto 1856).
I Borboni vennero cacciati dalla Sicilia con la rivoluzione del 1860 e lasciarono in eredità ai nuovi amministratori anche l’impegno di dare a Girgenti un teatro.
Il problema si ripresentò dunque ai nuovi consiglieri comunali e ai nuovi sindaci. In questi anni a sollecitare le autorità competenti fu soprattutto quella parte dell’opinione pubblica colta che maggiormente avvertiva l’esigenza di avviare a Girgenti significative iniziative culturali.
Il 17 maggio 1864 il Comune di Girgenti, infatti, bandì un concorso per il progetto di un teatro comunale. La somma di lire centomila per la sua realizzazione venne reperita dalla vendita alla Camera di Commercio del bel palazzo Comunale.
Il progetto diventò esecutivo e venne affidato all’ingegner Dionisio Sciascia che già l’anno seguente presentò la pianta del nuovo teatro, che fu prontamente approvata dal Comune e per la esecuzione della quale venne prevista una spesa di lire 170.000.


Il 18 gennaio del 1870 con una solenne cerimonia inaugurale, alla presenza delle più alte autorità venne posta la prima pietra. Nel 1872 fu chiesto dal Comune l’intervento dell’architetto Giambattista Basile, che progettò la modifica dell’arco armonico e decise anche alcuni cambiamenti dell’originario progetto approntato da Sciascia, abolendo, in particolare, i tramezzi curvi dei palchi. Vennero eseguiti, inoltre, sotto l’attenta visione dello stesso Basile i disegni delle decorazioni e delle sculture.
Nel 1877 alcuni docenti di disegno (Luigi Sacco, Antonio Tavella e Giuseppe Belloni) curarono le decorazioni del soffitto , delle sculture, dei palchi e qualche mese dopo Luigi Queriau di Messina realizzò la pittura di dodici scene che lo impegnarono insieme ai suddetti docenti di disegno su incarico del Comune (il quattro gennaio del 1878 iniziarono i lavori per allestire altre sei scene).
In particolare Queriau realizzò il sipario che rappresentava Esseneto in trionfo dopo la vittoria riportata allo stadio di Elea (per il prezzo di lire novemila) e venne nominato direttore del macchinismo del teatro.

 

Le ultime opere verranno appaltate nel 1879 e riguardarono gli interventi per eliminare l’umidità, per realizzare un efficiente sistema di illuminazione a gas e per alcune modifiche.
Il teatro comunale venne inaugurato il 24 aprile 1880 da due compagnie liriche condotte dall’impresario G. Mastrojeni, che rappresentarono con successo le opere “La Forza del destino”, “Africane”, “Faust”,” Ernani”.
Poco prima della rappresentazione venne scoperta nell’atrio del teatro una lapide con la seguente iscrizione:
Il voto del consiglio comunale / del dì 9 maggio 1869 per la costruzione di un teatro comunale / fu compiuto il giorno 24 aprile 1880 / in cui inaugurato è aperto al pubblico. /
“Nel teatro si entra per un portico e due sale di aspetto, nella prima delle quali vi è un Caffè – scrive lo storico Giuseppe Picone -. Dalla seconda si ascende per gradinate e ampi corridoi in marmo, in tre file di palchi i quali sono preceduti da stanzini per la toletta delle donne, e nel loggione. La sala, capace di trecento comodissimi posti fu tracciata colle curve del teatro La Fenice di Venezia”.
La maggior parte dell’edificio comunale era ricavato da quello che prima era stato l’antico convento dei Domenicani, originariamente palazzo della nobile famiglia Lampedusa. Il convento era stato espropriato dopo l’annessione del 1860 e successivamente è divenuta sede dell’amministrazione comunale. Pertanto il nuovo teatro s’intrecciava naturalmente con il Palazzo dei Giganti (così chiamano gli Agrigentini il loro Municipio) e con la Chiesa di San Domenico, attigua allo stabile. Il portone di accesso del teatro è in comune con quello del Palazzo di Città.
I posti a sedere erano complesivamente 700, di cui 300 in platea, 300 nei palchi e 100 nel loggione.
La sala interna appare riccamente decorata. Il soffitto è occupato da pregevoli pitture con al centro un grande rosone ligneo, dal cui centro si diparte un grande lampadario a ninfa. Il boccascena ha un’apertura di undici metri e il palcoscenico (25 X 30 X 40 h ) è spazioso e consente la manovra di qualunque tipo di scenario. Tutta l’attrezzatura scenica è in legno.
Pochi mesi dopo l’apertura, a Girgenti giunse la compagnia di Ernesto Rossi. Il grande artista livornese entusiasmò gli Agrigentini interpretando un capolavoro di Shakespeare.
Dal 23 al 28 settembre del 1880 la sua compagnia mise in scena nel nuovo teatro tra le altre opere, Otello, Amleto, Re Lear, Nerone, ed ebbe grandissimo successo soprattutto con il Kean e con “Morte civile”.

 

Una più solenne inaugurazione avrebbe avuto il teatro la sera del 12 gennaio 1881 in occasione della visita delle loro maestà Umberto I re d’Italia e la regina Margherita. In quella occasione il Sindaco di Girgenti presentò a Sua Maestà la Regina un astuccio con una pergamena relativa al battesimo del teatro che, dietro la sovrana autorizzazione, fu nominato “Regina Margherita”.
Da allora si svolsero molte importanti stagioni teatrali e grande fu in particolare l’impegno per allestire le opere liriche. Calcarono le scene del teatro agrigentino fra le altre le compagnie di Giovanni Aliprandi e Giulio Casali, Michele Almirante, Ildovaldo Zucconi, Alamanno Morelli nel secolo scorso. Ma già nel 1887 il teatro chiuse per alcuni restauri e riaprì solo nel 1891. L’attività proseguì indisturbata sino al primo conflitto mondiale, quando venne sospesa per riprendere molto più tardi. All’inizio del nostro secolo vennero rappresentate dalla compagnia di Giovanni Grasso le opere di Capuana e vennero a Girgenti artisti di fama come Tonio Brunarini, Ermete Zacconi, Angelo Musco ed altri. Durante il periodo fascista non mancò certamente la compagnia di Luigi Pirandello, che presenziò anche alla rappresentazione di “Così è, se vi pare”, messa in scena nel teatro agrigentino il 15 aprile del 1924.
Il 10 gennaio 1938 la sala teatrale venne ceduta dal Comune ad una società privata che la utilizzò come cinematografo. Nel 1946 il teatro venne intitolato a Luigi Pirandello, ma operò ancora per pochi anni. Fu di nuovo chiuso al pubblico infatti nel 1956 per lavori di ristrutturazione e nel mentre tornò all’amministrazione comunale.
Da allora il sipario del “Pirandello” si riaprì una prima volta solo nel 1986, nel cinquantenario della scomparsa del drammaturgo agrigentino e poi, finalmente, il 29 aprile del 1995. In quella storica giornata, terminati i lavori di restauro e ottenute tutte le necessarie autorizzazioni, Agrigento poté accogliere il Presidente della Repubblica on. Oscar Luigi Scalfaro, giunto nella Città dei Templi a festeggiare con gli Agrigentini la riapertura del teatro civico di Agrigento.
Il teatro “Luigi Pirandello” è stato restituito alla sua città con una rappresentazione dell’opera pirandelliana “Il berretto a sonagli” e da allora le rappresentazioni artistiche e le stagioni teatrali si susseguono con grande partecipazione di pubblico di tutte le età che può finalmente apprezzare appieno le proposte di musicali e teatrali di tante valide compagnie italiane e straniere.
DI ELIO DI BELLA